Tuesday, May 6, 2014

People have ceased to ask me about you

(Suiteside, 2005)




Ich bin der grosse derdiedas 
Words Are Playthings 
Some Squeaking Bones 
Francoise & Cristophe 
 Un plaisir funeste 
Cascando 
Imaginary Walk In Grozny 
Mourning Song 
 Lonesome

Morose: Davide Landini, Mauro Costagli, Valerio Sartori, Federico Moi, Pier Giorgio Storti
con la partecipazione di: Simona Motta, Emmanuel Pidoux e Joan Loizeau (Yeepee), Bernd Spring
registrato in casa da Mauro Costagli, mixato da Aguirre, mastering Emilio Pozzolini

"Gli spezzini Morose a partire dal titolo assai evocativo disegnano pastelli di malinconia riflessiva utilizzando idiomi – inglese, francese e tedesco – e suggestioni che denotano quell’amore per il proprio mestiere che ormai è così raro. “People have ceased to ask me about you” è musica panoramica, naturale, che parla ai valori dal momento in cui inizia (7/8)"
Blow Up

"È un disco fatto di voci e i rumori del quotidiano si mischiano con naturalezza a melodie semplici e suoni piccoli. Se non avete paura degli album che funzionano meglio nelle giornate in cui avete voglia di stare per conto vostro, difficilmente troverete atmosfere più autentiche di queste in cui crogiolarvi."
Rolling Stone

“Se a voi piacciono Devendra Banhart, le Cocorosie, Bonnie Prince Billy, oppure Smog, la musica proposta dai Morose fa per voi.”
D – La Repubblica delle Donne

"I Morose possiedono canzoni belle e amare come Words are playthings e l’istante di Francoise & Cristophe, violoncello e fisarmonica, un po’ Bedhead al principio poi qualunque nome vi venga in mente possa far rima col concetto di spleen e la parola malinconia." 4/5
Rumore

“Rumori appena sfiorati, quasi distrattamente, quasi in un flusso di coscienza, suonano in casa, magari davanti al caminetto. Sweethome-fi più che lo-fi dovrebbe essere la definizione.”
Label Mag

"Un disco da ammirare per bellezza, omogeneità e coerenza. Triste, ma mai disperato. Difficile, ma mai ostico. Oscuro, ma mai buio. Un disco da ascoltare e riascoltare, potendone cogliere sempre nuove sfumature: bravi, bravi, bravi. 4/5"
MusicbOOm

"C’è qualcosa di speciale che alberga delle nove canzoni di “People Have Ceased To Ask Me About You”, qualcosa che si stacca dalla media dell’indie per raggiungere e diventare qualcos’altro. Il ritmo è lento, e l’unica cosa che ti ricordi – oltre alla bellezza siderale delle canzoni, tutte, indistinte – sono i delicati arpeggi di chitarra acustica, i fraseggi strumentali tanto evanescenti quanto intensi e le parole sussurrate nel microfono come a non voler interrompere una magia che sembra farsi sempre e sempre maggiore."
Extra! Music Magazine

"Malinconia, disincanto, dolore, turbamento: i toni e gli umori che dominano il secondo lavoro dei Morose abitano stabilmente quella zona di luce diafana e tremula che separa il giorno dal buio, l’ansia dalla consolazione, il dubbio dalla speranza. Un disco ispirato, colto e franco nel quale la forbitezza dell’eloquio sonoro non minaccia mai la fruibilità delle canzoni, la loro immediata e genuina capacità di suggestione." Rockerilla

"I Morose raccontano stavolta la fine della fine, la sua nostalgia e dunque il suo ritorno. Il silenzio eloquente degli altri si traduce in spazi acustici liquidi dai quali si cerca di nuotare via in fretta pur godendosi la vertigine del naufragio. La discesa avviene nel segno dei Black Heart Procession e di certa scena di San Diego, ma Davide Speranza e soci inciampano anche nelle ascendenze sonore più morbide di Yann Tiersen (“Francoise e Christophe”) e dei Dirty Three."
Il Mucchio

"Un disco bellissimo. Scuro tanto da suonare quasi inquietante. Malinconico, misterioso e romantico. Intimo e delicato. Canzoni folk rock fragili e dolenti quanto affascinanti."
Freak Out

Scarnificatevi, così come il suono (questo suono…) ha deciso di fare, rasentando la disperazione, cullandovi al limite del suo mistero, abbagliando i vostri occhi con luccichii indecifrabili, nuances inquietanti e inquiete. E’ tutto uno stupito, muto auto-contemplarsi. La musica dei Morose descrive un mondo in cui è possibile fissare le rovine con sguardo finalmente rassegnato perché, in fondo, pacificato."
Onda Rock

"I Morose dimostrano di aver saputo affilare ulteriormente le proprie armi, riuscendo a far precipitare l’ascoltatore nel loro grigio e denso universo sonoro."
Music Club

Chitarre acustiche che s’intrecciano tessendo delle trame di materia finissima, voci sussurranti che s’amalgamano creando malinconiche visioni ed una parte ritmica quasi invisibile, a non coprire le suggestioni a cui è sottoposto l’ascoltatore; un sound originale che ci proietta visioni d’acquerelli con colori opachi e pennellate dolci e sensuali."
Alternatizine

"E’ un piacere constatare come ora, al posto del lato buio di San Diego ci siano i vicoli nebbiosi europei. L’intero album ha un ritmo lento e diluito tra malinconie e vibrafoni, tastiere, melodie cadenzate, archi e fisarmoniche. E’ avvolto da uno spleen da uscio di bettola, molto suggestivo e quasi psichedelico nelle sue rifrazioni d’inizio secolo. Nel suo essere molto europeo ed estremamente “sentito”, People Have Ceased… brilla di luce propria. Defilato e sommesso, quanto incantevole."
News

"L’arte dei Morose ha qualcosa d’insondabile che svela le ragioni per tentare di continuare a vivere in solitudine, informa la battaglia campale contro la depressione fagocitante di un mondo indifferente al dolore ed all’assurdità." 7.2/10
Sentire Ascoltare

“People have ceased to ask me about” è incentrato su percorsi notturni, tristi, sofferenti. Buona prova di D. Speranza alla voce, che aumenta la tristezza che pervade tutto l’album. Non dobbiamo aspettarci un album da ascoltare sempre, ammettiamolo, ma deve essere premiata la qualità, l’intenso filone emotivo che si insinua in ogni canzone."
Indiezone

"Ecco lo scatto che ci aspettavamo. Nel punto previsto, perché chi ha talento se ne frega delle tattiche. Parte e va. E noi osserviamo la fuga, inutile dirlo, al rallentatore, con gli occhi attenti ad ogni singola pedalata, temendo possibili forature o cadute. Non avverranno. Un’atmosfera notturna perenne, attraverso un cantato tanto indolente quanto lieve nell’appoggiarsi ad inserti elettronici minimali ed a suoni rubati all’esterno. Ad accompagnarli carezze acustiche violente nella loro ineluttabilità, dolorose perché intense e generate da un approccio mai così drammatico. E’ una musica inesorabilmente sofferta, in cui la pacatezza della scelta strumentale non è altro che l’ennesima accettazione di uno stato di fatto, in cui anche la ribellione assume il significato di utopia. Ben più di una conferma. Semplicemente una perla nera che ci auguriamo sia ammirata da più persone possibili."
Kronic

"Minimalismo come può esserlo quello di un Leonard Cohen agli esordi o del miracoloso Nick Drake di “Pink Moon”: corde pizzicate, tasti accarezzati, accenni di xilofono, percussioni desolate e monotone; musica invernale. Non c’è più progressione possibile, solo splendida cristallizzazione."
Kalporz

"Questo nuovo disco è una rappresentazione dell’apocalisse, con i suoni che rimbombano nelle orecchie. Siamo di fronte a 40 minuti scarsi di musica di una intensità davvero pazzesca. E’ un ascolto doloroso, che richiede impegno, ma che dà delle enormi soddisfazioni. Una conferma, se serviva, dell’enorme talento di Davide Speranza e soci e del gusto della Suiteside di Monica Melissano che gli pubblica questo lavoro." Post-it

"Il disco in questione è uno dei migliori ascolti fatti nell’ultimo mese.(8)"
UDS

"Un concentrato di pop ‘intelligente’ a tinte tenui: le atmosfere sono quesi sempre oniriche, sognanti, sofferte; gli arrangiamenti ricchi di suoni intessuti con buon gusto."
Corriere Mercantile

"This new CD by Morose is a great album, glowing with openness, melancholy and charm."
Monochrom.at

"Superbia, estasi e ipnosi. Sono tre sostantivi che vestono perfettamente il corpo sinuoso di questo “People have ceased to ask me about you”, seguito di quel gran disco che è “La mia ragazza mi ha lasciato”.
Lavoro che ha fatto sobbalzare più di qualcuno per la qualità espressa e per la capacità, quanto mai naturale, di creare atmosfere rarefatte, tanto care a gruppi quali Air, e di riuscire a fondere in maniera implacabile diversi generi.
Chitarre acustiche che s’intrecciano tessendo delle trame di materia finissima, voci sussurranti che s’amalgamano creando malinconiche visioni ed una parte ritmica quasi invisibile, a non coprire le suggestioni a cui è sottoposto l’ascoltatore; un sound originale che ci proietta visioni d’acquerelli con colori opachi e pennellate dolci e sensuali.
Poi quando si passa dal tedesco al francese o dall’inglese all’italiano con tanta facilità all’interno di un solo disco, ci si può rendere conto della grande esportabilità di questa band che certamente non può restare ferma nell’underground italiano.
Non ci resta che sperare che i cinque ragazzi riescano a trovare la diritta via che li dovrà condurre al meritato successo."
Alternatizine.com


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