Tuesday, May 6, 2014

La mia ragazza mi ha lasciato

(Cane andaluso/ Ouzel/ Under my bed/ Kimera, 2003)




 Wind took my hair away
Der grune punkt
Worse than a soap opera
 I saw you crying on a bus
 The lumber-room-man
 There's no way to come to you
Going to Damascus
 A lovely waitress
 Three teaspoon of sugar
Protect me from my friends
 I've built up a craft
When you wake up in the morning

Morose: Davide Landini, Mauro Costagli, Luca Galuppini.
Registrato e mixato in casa da Mauro Costagli e Luca Galuppini.


"Direttamente da La Spezia un trio - Mauro Costagli già Lo-Fi Sucks!, Luca Galuppini ossia ONQ, e D. Saranza - che già da qualche tempo ha fatto circolare il proprio nome nel ristretto circuito deegli appassionati più underground. Si parte col freno volutamente tirato, riportando alla luce un certo suono indolente che piacerebbe tanto a Lou Barlow e ai suoi Sentridoh. Il terzetto iniziale [...] infatti aggiorna chitarre acustiche, fisarmoniche e violoncelli in un mood slacker, mai così ben ispirato. Poi di colpo la luce. O meglio, le tenebre. Il gruppo risente dell'influenza dei Black Heart Procession, senza però limitarsi ad essere dei semplici epigoni (la partitura di sega in I Saw You Crying In The Bus farebbe impallidire lo stesso Pall Jenkins!), ma cercando - non senza qualche difficoltà - di tracciare una propria strada. Il folk-blues dei Morose colpisce per la sua disinvoltura e per quell'attitudine realmente veemente, insita all'interno dei diversi brani, soprattutto quando le maggiori influenze vengono più che altro filtrate e trattate (Going to Damascus, A Lovely Waitress). La marcetta lugubre di The Lumber-Room-Man ne ricalca così i contorni più distintivi delle classiche ballate melanconiche del trio californiano, ma al contempo è di una genuinità assoluta e di una bellezza conturbante. Così come sono accecanti le seguenti Three Teaspoons Of Sugar e Protect Me From My Friends, che allontanandosi dal modello originale, si invaghiscono di una certa propensione psichedelica , tracciate dalla chitarra acustica e dal romantico e appropriato suono della fisarmonica. Si prosegue senza fermarsi un istante [...] perché questo album possiede un'intensità notevole e soprattutto ci ricorda che se la nostra ragazza ci ha lasciato, un motivo ci deve pur essere. Forse l'essere troppo pure è un peccato veramente imperdonabile... (8)"
Blow Up # 64

"Indizio utile a chi volesse avvicinarsi a questo disco? Black Heart Procession, senza nulla togliere alla personalità del terzetto ligure. L'album attacca in punta di piedi. Wind Took My Hair Away è una dolce ninnananna suggerita dalla chitarra acustica e dalla splendida voce di D. Saranza (autore delle 12 tracce), dai violini di Luca Galuppini (ONQ) e dalla fisarmonica di Mauro Costagli (Lo-Fi Sucks!). Poi il malinconico abbraccio di Der Grune Punkt e la pensierosa Worse Than A Soap Opera, disincantata riflessione d'amorosi sensi. La strumentale I Saw You Crying On The Bus ricorda il canto delle sirene. The Lumber-Room-Man e There's No Way To Come To You riportano alla mente certo Iggy Pop in chiave minimalista. Gli strumenti scelti per Going To Damascus trasudano culture diverse, così come l'insolito scacciapensieri di A Lovely Waitress. In Three Teaspoons Of Sugar si recepisce un frammento mediterraneo di The Wall, mentre Protect Me... prende le distanze da chi dichiara "amicizia". Crude ma trasognate le liriche della penultima traccia e When You Wake Up... sigla l'album . Stilosa canzone d'autore low-fi cantata in inglese. Se la musica è l'effetto delle "ragazze che ci hanno lasciati" c'è da auspicarsi che accada più spesso! 
(Grad Meter: High)" Rumore # 140

"Tutto nasce dalla nenia acustica di Wind Took My Hair Away, brano di apertura del disco in cui chitarra, pianoforte e armonica a bocca mescolano i propri talenti: un'occasione irripetibile per fissare il tema centrale dell' esordio discografico “adulto” dei liguri Morose e le linee guida del progetto. Che si parli di cantautorato dimesso pare un fatto assodato, almeno a giudicare dal miscuglio di eleganti influenze alla base delle dodici tracce, di quelli che scendono a patti con l'alt-country quando si tratta di confezionare ballate crepuscolari - Der Grüne Punkt: -, con i toni malinconici dei Black Heart Procession negli episodi più oscuri - I Saw You Crying On The Bus e The Lumber-Room-Man –, con i vocalizzi “stoned” in puro stile Arab Strap - There's No Way To Come To You – in quelli meno drammatici.
C'è poco spazio in La mia ragazza mi ha lasciato per stati d'animo che non siano l'abbandono – splendidamente rimarcato dalla fisarmonica di Going to Damascus -, la desolante incompiutezza, la svagata disillusione. Un inno all'intimità più laconica che non fa prigionieri." Sentireascoltare

"Atteso con un certo fermento nella scena indie italiana, l'esordio dei liguri Morose non delude le aspettative ed esce sotto il marchio di ben quattro etichette, segnando un probabile record nazionale. Al di là dell'hype (e dal solito artwork da collezione concepito da Giacomo Spazio), comunque, la band composta dal Lo-Fi Sucks! Mauro Costagli, Luca Galuppini alias ONQ e da D. Saranza dimostra di essere cresciuta e di poter rappresentare una validissima risposta italiana al lo-fi rock d'oltreoceano. Echi di Califone e Black Heart Procession, testi (in inglese) colmi di malinconica passione, tocchi italianissimi di fisarmonica e persino scacciapensieri fanno di "La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato" un ottimo esempio di canzone d'autore oscura e indolente. [...]"
Rockerilla # 273

"[...] A segnare la prima parte di "La mia ragazza mi ha lasciato" sono atmosfere prevalentemente tranquille, quelle di titoli come "Wind Took My Hair Away" (interessante e tutt'altro che fuori contesto l'uso della fisarmonica) e "Der Grune Punkt", in cui sono gli strumenti acustici a giocare un ruolo predominante, mentre la chitarra elettrica, pure esistente, svolge una funzione più da collante che non da protagonista. L'uso del pianoforte e di una sega suonata con un archetto, poi, avvicina la strumentale "I saw you crying on the bus" ai territori solitamente battuti dai Black Heart Procession, paragone che si ripropone anche nella successiva, marziale "The Lumber-Room Man". "There's no way to come to you", al contrario, è una ballata tinta di jazz, mentre "A Lovely Waitress", fra percussioni fracassone e un insolito scacciapensieri, e "Protect me from my friends" non dispiaceranno agli estimatori di Tom Waits. [...]"
Il Mucchio # 532

"Ho ascoltato questo lavoro molte volte. L’ho fatto perché non volevo cedere all’entusiasmo del primo approccio. Invece mi sono dovuta arrendere all’evidenza: questo disco dei Morose è bellissimo. E ad ogni ascolto cresce. 
Già con Best Ragards From Hungary del 2001 il gruppo ligure aveva riscosso un discreto successo di critica sia in Italia che all’estero e aveva partecipato a diverse compilations in ambito europeo e americano. 
A partire dal nome dato al cd, La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato -unico indizio di italianità in un album totalmente cantato in inglese- ci sembra di intuire la caratteristica quanto meno ironica e al contempo slacker delle dodici tracce. Con un titolo che anche Muccino, con la sua testarda velleità sociologico-divulgativa, avrebbe invidiato per la capacità di accomunare chiunque attraverso un’esperienza molto frequente nella vita di ognuno quale è quella di esser lasciati dal proprio partner, i Morose esplorano i territori dell’indie rock in modo discreto e trasversale. 
La prima cosa che viene in mente ascoltandoli sono i Black Heart Procession dei primi tre episodi, soprattutto in canzoni come I Saw You Crying On The Bus (è una sega quella che flirta languidamente col piano?), The Lumber-Room-Man e Protect Me From My Friends. Ma se si guarda meglio, se si sbircia più a fondo tra ritmi cadenzati, i violini e una fisarmonica qua e là, si scopriranno anche tracce dei Pavement più scazzati, dei Sebadoh e dei Folk Implosion nonché di Robin Hitchcock e del Beck più sghembo. 
Wind Took My Hair Away è una ballata scarna e semplice, quasi una ninna nanna, dolce e sbilenca: è subito colpo di fulmine per un disco che manterrà, via via nello scorrere dei pezzi della tracklist, l’incanto di questo incipit. I quattro si scambiano continuamente gli strumenti avvicendandosi ora alla batteria, ora al piano, ora alla voce e trovano, nella massima spontaneità delle esecuzioni, il modus operandi più consono per la realizzazione dei loro intenti, la schiettezza come propria cifra stilistica. 
Tutto questo arricchito da liriche surreali quanto piene di ironia e sense of humor: 
" I’m just a country boy, I can’t understand how could you hold that tighly two different persons’ hands....But I’m not Henry Miller, and life is worse than a soap opera" e ancora "...Lord, save me from my friends, They just pretend I’ve got a target on my back, Lord, save me from my friends, they all pretend Shakespearean dramas have no end" per concludere con un inno ai daysleepers: "..’cause days are endless...and nights they’re just hopeless if you wake up in the morning, so don’t wake up in the morning, stay in your bed till the evening..". Grande saggezza. 
La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato è un piccolo gioiello dell’indie italiano venuto su e cresciuto sotto gli occhi di pochi, senza molto clamore, e che ha parecchio da dire."
Musicboom.it

"Semplicemente meraviglioso. Non riesco ad andare oltre con le parole per esprimere la bellezza del disco di cui vi parlerò, ma credo che basti questo a farvi percepire la portata del nuovo sensazionale lavoro targato Morose, giovane entità già con una nutrita discografia alle spalle e da noi incrociata ai tempi della ottima raccolta di musica "da cameretta" compilata da quella Under My Bed Recordings che risulta essere tra le quattro etichette coinvolte in questa coproduzione assieme alla sempre più sorprendente Kimera e a due label-istituzione della nicchia indie-rock tricolore come Ouzel e Cane Andaluso.
"La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato" è un disco che mi ha totalmente stregato fin dal primissimo ascolto e che diventerà anche per voi l'ideale sottofondo dei momenti di relax della vostra intensa giornata. I Morose, in teoria, suonano lo-fi rock, dove "lo-fi" è da intendersi più a livello "concettuale" che pratico considerata la registrazione piuttosto curata di cui si avvalgono. E' rock obliquo, dimesso e opportunamente strascicato, comunque, fieramente triste e sconsolato eppure di tanto in tanto illuminato da improvvisi lampi di euforia; rock denudato di tutti gli eventuali sviluppi di ordine commerciale e talmente colmo di contaminazioni da sfuggire a qualsivoglia rapida catalogazione; rock genuino e cerebrale nella sua espressione più meritoria, dai forti tratti countreggianti, con lo spettro di Nick Drake a volteggiare su queste composizioni ambiziose ed efficaci, fatalmente imbevute anche delle lezioni di Bob Dylan, Johnny Cash e di un certo ultimo Nick Cave (ascoltare Protect me from my friends).
E' una continua citazione ai classici, eppure non si ha mai la sensazione di essere davanti a qualcosa di troppo piegato sui modelli di riferimento. I padri putativi dei Morose sono i personaggi prima chiamati in causa ma anche Leonard Cohen e Lou Reed, i fratelli maggiori Will Oldham (e i suoi vari alter-ego), Lou Barlow, Mark Linkous, i Califone, e persino il Beck più roots e introspettivo, ma ad ogni modo i Nostri sono capaci di muoversi nei meandri della migliore tradizione folk/country americana con gran gusto, piglio moderno ed impressionante personalità. Le chitarre - acustiche ed elettriche - e gli archi si lasciano pigramente sopraffare da rumorosi tamburelli, da sghembi pianoforti, da strani fiati, da trasandate armoniche a bocca e da quant'altro, aprendo la strada a dissacranti giochetti con il jazz (There's no way to come to you) e alle più disparate suggestioni etnico-musicali, come la fisarmonica e il violino zigano nella stessa Protect me from my friends. In Going to Damascus compare persino un mandolino, o qualcosa chi gli asosmiglia molto, e da qualche altra parte fanno capolino finanche dei discreti inserti elettronici.
La tripletta iniziale Wind took my hair away - Der grune punkt - Worse than a soap opera (e in un certo senso anche la successiva I saw you crying on the bus) è in puro stile slacker, ma sbaglia chi pensa di arrivare fino al termine su queste corde (per inciso, non sarebbe affatto male neanche così): le saltellanti The lumber-room-man e A lovely waitress si prodigano in un alternative country folkeggiante che dona dinamismo all'opera, anche se con gli ultimi pezzi ci si torna ad immergere in atmosfere chiaroscure, cariche di malinconia. Il disco si chiude con When you wake up in the morning, un'intensa e nostalgica ballad blues-rock in pieno stile Tom Waits, magari dopo una serie di gargarismi con il vetriolo vista la timbrica completamente diversa: un po' nasale ma sostanzialmente pulita quella dell'addetto alla voce nei Morose, dove è pura carta vetrata quello del buon crooner statunitense.
Emozioni e poesia condensate in una dozzina di sentitissime tracce che non potranno non porre i Morose in una posizione privilegiata nella sotterranea ma vitalissima scena "indie" nazionale. "La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato" (curioso il titolo in italiano, dal momento che tutti i testi sono rigorosamente in inglese) è un piccolo ma conveniente investimento che proponiamo non solo agli iniziati a certe sonorità: aprite i vostri orizzonti." Munnezza.tk

"Des brûlûres lentes et superficielles. Voilà ce que provoque l’écoute de cet album de Morose sorti sur le label italien Ouzel Records. Ce groupe tout aussi italien (des environs de La Spezia) impose ces mélodies mélancoliques, qui ne sont superficielles que de nom. Car on les garde, on les protège et on s’en rappelle longtemps. 
Mais il n’y a pas de marques ni de traces en surface. Tout se passe à l’intérieur, comme une sorte de bande son intérieure idéale.
Proche d’une langueur et de rythmes que n’auraient pas reniés Cat Power ou Smog, la musique de Morose va bien au delà de ces influences. Le point commun est peut être le parti pris pour un minimalisme bien senti. En résumé, rien n’est de trop. 
Beaucoup d’instruments sont utilisés au total, même si la base musicale s’articule autour des classiques : guitare, voix, basse, batterie, claviers. On y compte aussi accordéon, glockenspiel, violoncelle, clarinette, trompette, et bien d’autres, qui donnent à chaque chanson un petit trait de couleur supplémentaire et inédit.
Le rythme est donc lent le plus souvent. Disons lent par rapport à la moyenne. Lent par rapport au reste. Une lenteur toute relative. Celle qui permet d’aller au fond, de creuser, de prendre du recul, d’inspirer à fond, d’expirer tout l’air de ses poumons. De « Wind took my hair away » à « Protect me from my friends » en passant par « There’s no way to come to you », on fait face à autant de comptines et de saynètes mélodiques et douces.
Quand le coeur s’accélère et qu’on se surprend à s’emporter, c’est pour mieux soutenir et tenir le sentiment du moment (« I saw you crying on the bus », « The lumber-room man »).
Sur scène, Morose est : Davide (guitare, voix), Federico (batterie, glockenspiel), Valerio (clarinette, basse, voix) et Pier (guitare électrique), qui avancent comme un seul homme dans le même vaisseau, la même embarcation (« J’ai construit une embarcation avec les planches de mon lit, pour naviguer sur la mer qui m’éloigne de toi. Je suis ivre avec mes amis mais attends moi, j’arrive, je reviens... »).
Sur cette mer déchaînée des sentiments amoureux désabusés, Morose file son chemin sur sa petite coque de noix, évitant les écueils et bravant les tempêtes. Ils allument des petits feux comme autant de signaux de détresse, d’un désespoir voulu et accepté et de toute beauté, qui aura toujours plus de goût que les incendies sans classe des grosses productions."
Indietronica (Francia)

"A soft and heartwarming ride through modern and traditional renditions of the most primary troubles in modern relationships. Girl lost, unable to get girl, and so on. Stories like these have always been the core of musical issues. Morose are able to dress these stories into a wide variety of styles, from little pop-songs to songs that sound like classics right away. And they do it all with just small variations of their instrumentary – accoustic guitar, drums and bass or a second guitar (or a flute or a harmonica and so on). At times they invite friends to play cello or sing along. At other times they mix field recordings into instrumentals. But all the way through “la mia ragazza …” Morose sound like Morose. This will be one of my favourite records of 2004, I am sure.
Today is the first day of November, the day after Helloween (which I don’t celebrate), and as every year it is a cold and grey day. The smell of winter is in the air and looking out my window everything looks dead. But there is a source of warmth in my room that warms me better than any radiator or oven – it is the new CD by Morose. Like reading a collection of heartfelt short stories on a winter night, the three musicians of Morose plus various guests travel through twelve chapters, from elegic lo-fi-pop to orchestral songs of epic proportions with some almost alt.country-ones in between. The mood is melancholic and pensive, like being sad in a good way. Because life is like that in autumn and winter, there is so much silence and room for thinking about what happened through the warmer months. Even the music is low, because you don’t want to wake up anyone still sleeping in the room next door.
Take, for example the song, “worse than a soap opera”: it starts off with a minor string on a cello and the singer states: “I’m just a country-boy – I can’t understand / how you could hold tight two different persons’ hands”. What a devastating blow emotionally to the narrator, but captured in two simple and easy sentences. And when he starts to realise how bad he had been dealt with, of, course thoughts of murder stumble into his mind and spread like a dark fog around every thought, but he can’t do it, because: “Put your t-shirt back on – I won’t pull the trigger / But I’m not Henry Miller – I’m not Henry Miller.” Actually, it was Willam Burroughs who shot his wife, but that is not what he is getting at. Henry Miller always was completely consequent and 100 percent true in all his feelings and emotions. And realizing the trap he is in, the bad cards life has dealt him, the singer starts the ending lines, which are sung in a heartbreaking chorus over and over again: “Life is worse than a soap opera”. I don’t think Spiritualized or The Doves could do it any better, and they couldn’t do it with that little production. What would happen, if Morose were able to get ahold of a really big production budget?
One more thought on that last line: I have experienced a lot of troubles in relationships in my circle of friends, that whatever I see in soap operas seems like easy going and completely unrealistic to me. Life writes fates much worse than any tv-director would ever dare to show on the screen. There are men falling in love with married women, who don’t know if they should leave their husbands or not, so everything stays in hiatus for months without end. There are fathers crashing with helicopters and pregnant women throwing their husbands out of the flat because they don’t fell loved enough anymore, or whatever. All these things can make me go out of my mind. And all of that I find in that one little song, that one little line. That is great art, isn’t it.
After “worse than a soap opera”, “la mia ragazza mia ha lasciato” – which means “my girlfriend has left me in italian by the way – slips into an instrumental which goes from lonely street fieldrecordings into a singing saw. Then there will be Leonard Cohen-like blues songs, some harmonicas, hints at swing and jazz, but all of it clothed in a fine accoustic atmosphere of one guitar, silent drums and bass. My personal highlight, though it is hard to chose, is “a lovely waitress” – a country-soaked song about beer and loneliness that is much closer to Hank Williams (“There is a tear in my beer”) than to Belle & Sebastian (“Dear catastrophe waitress”). You might also find a hint of the “whiskey bar song” by The Doors (can’t remember the correct title now and I am not able to find my doors-CD) included traditional country-instruments, get a surprise. The lyrics are also as close to the originals as a young man from Italy can ever manage to get.
Next off on the album are more modern songs, one instrumental that mixes again street-noise with harmonies and then more melancholic songs that reminds me of Yume Bitsu in their modernity or Midnight Choir in ther elegic sadness. “la mia ragazza…” closes off with a choir of friends singing “don’t you wake up in the morning, just go on dreaming and don’t wake up at all” to a fine melody that will stick in your ear. As far as closing records goes, this is as good as “Death is not the end” on Nick Cave’s “Murder Ballads”, “Last Train to Mercy” on The Walkabouts “Scavenger” or “In the long still night” on Gallon Drunks masterpiece of the same title. (I’d like to mention “we’ll meet again” on Johnny Cash’s last album “the man comes around – American Recordings IV” as the best closing song of a record ever and in hindsight I don’t think there will ever be a moment on any record as emotionally tearing for me as this one. Moreover, to compare anyone to Johnny Cash comes as close to sacrilege as an atheist like me could come to.)
Yes, there is a way to wallow in the beauty of sadness. If you have an ear for harmonies that tear your heart out and for melodies that leave you thoughtful and cleansed of bad thoughts, you’ll know what I am talking about."
Monochrom.at (Austria)

"Ci sono gruppi che fanno album semplici e “sentiti”, senza voler creare particolari innovazioni, addentrandosi in sfere sonore già visitate da altri, ma non per questo meno affascinanti o apprezzabili.
I Morose entrano in questa schiera di formazioni, precisamente in quelle vicine al concetto di indie rock deviato, possibilmente cupo, con tinte lo-fi che si mischiano a rumori saltuari e limitati, in cui un atteggiamento di base folk non scompare nemmeno nei rari istanti in cui fa capolino un crescendo mai impetuoso e sempre “disturbato”. L’area, si diceva, è chiara, quei territori cari al Lou Barlow del primo periodo Folk Implosion e (soprattutto) alla premiata ditta Jenkins & Nathaniel (trascurando l’ultimo “Amore del Tropico), ma non vanno dimenticate l’attitudine prossima ai "soliti" Pavement (quelli a cui fregava poco di tutto), quella finta ingenuità di qualche cantastorie americano e un gradito retrogusto di Red Red Meat. Volutamente malinconici, geneticamente scarni, i nostri non disdegnano di offrirci nei testi qualche spruzzata di obliquità letteraria venata da una sottile ironia, piacevole perché non richiesta. 
Evocativi al punto giusto, senza apparenti pretese, i Morose dimostrano di sapere quello che vogliono e, soprattutto, di riuscirlo a fare più che discretamente. Alcuni miglioramenti (scrittura e un’individualità maggiormente marcata) e ci troveremo davanti a qualcosa di importante."
Kronic.it

" I confini della musica cosiddetta desert conquistano anche l’Italia, grazie ai Morose. Il suono de La mia ragazza mi ha lasciato, malinconico e a tratti visionario porta la band ligure ad essere il primo esempio di come influenze folk-cantutorali, che in Cohen e Cash prima e Black Heart Procession poi, sono state l’anello di congiunzione tra la sperimentazione e la ricerca delle origini di musica, eseguita essenzialmente con strumentazione acustica. Un lavoro molto bello, composto da dodici delicate carezze che sembrano farti male più di un pugno preso in pieno viso e composto da una band che con il tempo, subite defezioni e allontanamenti, sembra aver trovato stabilità nel connubio tra Davide Saranza,Valerio Sartori e Mauro Costagli, quest’ultimo batterista anche del gruppo Lo-Fi Sucks. La sega a nastro suonata nel brano I saw you crying on the bus è letteralmente da brividi, mentre tra le altre tracce tra un pianoforte sofferto, un chitarra acustica disarmante e una elettrica timida, percussioni furbastre e testi cantati in inglese, si fatica a trovare quale sia la migliore. Un piccolo gioiello quello dei Morose (bello anche nel booking) che vale la pena scoprire, perché se non è ancora chiaro, questa band fa parte di quella realtà che, seppur piccola, in Italia rappresenta la parte migliore della musica. "
Comunicazione Interna

""La mia ragazza mi ha lasciato": a dimostrazione che (quasi, suvvia) tutte le educazioni sentimentali esperibili in natura non hanno nulla di significativamente utile da insegnare. Ne deriva una dozzina di canzoni minute che fanno appassire il cuore, autoindulgenti e autistiche in giusta percentuale, irrisolte fra lo spleen dei poeti e lo scazzo di noialtri salariati, in oscillazione pendolare fra ballate folk claudicanti e blues remissivi, il tutto trattato con un tocco di trascuratezza slacker che offusca i contorni e sgualcisce opportunamente le melodie. E a guarnirle invece, arrangiamenti vari e spesso eventuali, quello che passa il convento o l'assistente sociale, percussioni assortite, pianoforte, kazoo, scacciapensieri, flauto, e con maggiore incidenza violoncello e fisarmonica, tutti arrendevolmente piegati alle basse traiettorie dettate dalla chitarra acustica. Quindi, esiti complessivi di spropositata malinconia per un gruppo che, seppur affine a nomi come Black Heart Procession e altri cortei funebri a piacere, gode nel proprio strategico ripiegamento di una perfetta autosufficienza. Che è caratteristica irrinunciabile per piangersi addosso, ancor prima e ancor più che per comporre ottima musica, come nel caso presente. Comunque e sempre, cd consigliatissimo ai "ragazzi tristi come me".
Postilla 1. Gli appassionati di genealogia possono rintracciare membri dei Morose in altri gruppi e progetti di ligure provenienza come Lo-Fi Sucks! e ONQ.
Postilla 2. per il packaging, semplicemente meraviglioso, perché anche l'occhio… Confezione apribile in cartoncino marrone, con copertina stile cartolina postale (sotto il titolo quattro righe per scrivere il nome del destinatario) e tanto di francobollo appiccicato, con dodici -ancora- cartoline in bianco e nero all'interno, con testi e disegnini emotivamente compatibili. Perché tutti abbiamo ricevuto almeno una lettera d'addio, magari crudelmente inviata con affrancatura ordinaria (arriva soltanto nell'era geologica successiva, lasciando campo libero a una sagra di ipotesi penose e speranze malriposte)."
Movimenta

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