Wednesday, May 7, 2014

Dell'amore e dei suoi fallimenti

5 pezzi facili volume 4 
(Under my bed, 2013)




Musica nelle valli di lacrime
Nelle mie pagine bianche
La Nuova Caledonia
Il desiderio
Sino a che

Morose: Davide Landini, Pier Giorgio Storti
con la partecipazione di Marco Monica, Deborah Penzo, Emmanuel Pidoux.
Registrato e mixato da Marco Monica, Vestola/Parma, Febbraio 2012

"Il penultimo capitolo della serie Cinque Pezzi Facili ospita due graditi ritorni: quello dei Morose, che dopo La Vedova Dell'Uomo Vivo non si erano più sentiti e quello dei Campofame, di cui serbavamo un buon ricordo dai tempi della storica compilation della Wallace P.O. Box 52. Oggi, dopo alcune uscite con formazione allargata a nome In My Room, rispolverano l'assetto e la ragione sociale originale.
Che il passaggio al cantato italiano indirizzasse i Morose verso un cantautorato decadente, era intuibile; che il gruppo, nel giro di pochi anni, potesse giungere fino a questo picchi d'espressività, era invece difficile prevederlo. Rispetto all'album d'esordio nel nostro idioma, questi brani dimostrano una raggiunta maturità sia a livello lirico, sia nella capacità di far sposare musica e parole. Ormai la band di Davide Landini e Pier Giorgio Storti padroneggia il linguaggio con una perizia e una profondità tali da far pensare di aver praticato questa materia da sempre. Landini sfoggia con naturalezza una voce da crooner consumato, con cui racconta poesie dolenti e crudeli, il gruppo lo segue orchestrando alla perfezione chitarre, tastiere, archi e controcanti che non risultano mai eccessivi o ridondanti; le atmosfere scure e dense come pece, l'incidere lentissimo, trasmettono una sensazione di dramma incombente. Suonerebbero così i Songs:Ohia se sulla loro strada avessero incontrato il De André visionario de La Domenica Delle Salme: si ascolti, in proposito, la narrativa e immaginifica La Nuova Caledonia, che da sola vale l'acquisto di un disco in cui comunque la qualità dei brani non è mai meno che eccellente.
Le atmosfere che disegnano i Campofame sono decisamente diverse, sebbene i due gruppi, almeno per quel che riguarda questa raccolta, abbiano alcuni membri in comune. Fanno un effetto strano, i Campofame. Rispetto a nove anni fa non sono cambiati e proprio per questo dovrebbero sembrarci invecchiati, invece i loro strumentali immobili, cristallini, funzionano come una bolla atemporale, facendo partecipe l'ascoltatore del senso di pace nirvanica in cui sono immersi. Dilatando il post-rock con tocchi frequenti e leggeri, anziché abusando dell'effettistica com'è di norma, il gruppo parmigiano costruiscono un ambiente diafano, percorso da una flebile elettricità, dove tutti gli strumenti, da quelli acustici a quelli elettronici, contribuiscono con pari dignità a raggiungere il risultato. Una riscoperta davvero gradita, bentornati." 
Sodapop

"Come auspicato per il loro disco più recente, “La Vedova d’un Uomo Vivo”, i Morose tornano in pista rispolverando una valevole band esponente del post-rock italiano, colpevolmente relegata e affossata nell’underground genovese e italiano in generale, i Campofame. L’occasione è un doppio Ep di cinque pezzi per band. I Morose propongono brani dallo spiccato senso ritmico come la danza al ralenti con loop di “Musica nelle Valli di Lacrime”, il valzer vegliato da nuvole elettroniche di “Nelle Mie Pagine Bianche”, il tango dimesso con timbri da camera di “Sino a Che”. Il gioiello arriva con i 7 minuti di “La Nuova Caledonia”, una rarefazione assoluta di sospiri in coro, strimpellii e fiotti di clarino, tutto a coalizzarsi in una trenodia luttuosa. Così per la lenta estasi bisbigliata di “Il Desiderio”, con pedale a mo’ di zampogna, ma stavolta in tonalità maggiore (quasi un raggio di sole nella loro cupezza assoluta). I Campofame ripropongono come d’incanto la loro sottile complessità folktronica. La passacaglia di “Nothing Personal” è basata dapprima su echi di suoni inudibili e poi dai trilli barocchi dei mandolini rifratti dall’elettronica. L’ambient-techno ecclesiale di “Attitudes” (uno dei loro picchi) subisce una modulazione misteriosa e si sfalda in riverberi e tremori. La cartilagine di palpiti esili di “Daughter” ambisce a unire razionalità e irrazionalità, o a rendere romantici i timbri più scientifici della musica elettronica tout-court. Split-album che ha classe, per i Morose nell’interpretazione del dolore che - dopo due classici del dark-folk italiano - ancora sa inanellare come tappa di un calvario possibile, e per i Campofame nel miracoloso equilibrio di sostanze soniche. Quarto volume di una serie di mini-Cd patrocinato dalla piccola Under My Bed" 
Onda Rock

"Concludiamo arrivando al cd e inabissandoci su dimensioni più intimiste, tiriamo in ballo il volume 4 della serie Cinque Pezzi Facili edita dalla Under My Bed. Dell’Amore E Dei Suoi Fallimenti è il titolo indicativo delle atmosfere che i Morose rilasciano sul “lato A” di questo cd-r, rievocando quelle dell’ottimo La Vedova D’Un Uomo Vivo: struggenti, malinconiche, notturne, di una bellezza conturbante e insieme disturbante. Roba che prende al cuore e lo stringe forte fino a farlo sanguinare. Non ce n’è di simili in Italia, almeno oggigiorno. E purtroppo, non si sa nemmeno troppo in giro." 
Sentire Ascoltare

"Parte con un pezzo che sembra uscito da “Trust”, tra i più amati album dei Low, il quarto episodio della serie “Cinque pezzi facili” della lombarda Under My Bed, gestita da quel My Dear Killer (aka Stefano Santabarbara) che abbiamo omaggiato in un’intervista qualche tempo fa. Non credo che il riferimento al gruppo mormone dispiacerà ai Morose, autori della prima metà di questo CD-R che segue la formula dei precedenti: cinque pezzi (facili o meno lo deciderà l’ascoltatore) a testa per uno split album che, senza un dichiarato filo conduttore, unisce un paio di band a volte diversissime (vd. il precedente di appunto MDK con i Tettumortu), altre più affini. È in effetti il caso di questo episodio, tanto è vero che le due band condividono ben due dei musicisti coinvolti e, in parte, anche le atmosfere malinconiche e ‘in minore’. Ne risulta un dischetto davvero pregevole, con i primi che snocciolano testi molto evocativi su note di chitarra acustica, mandolino, violoncello, clarinetto, violino e batteria. L’insieme è gradevolmente equilibrato, ben registrato e perfettamente misurato, con la sua vetta, a parere di chi scrive, nel walzerino stanco di Nelle mie pagine bianche.
Dal canto loro i Campofame, da noi già apprezzati sin dai tempi del bellissimo contributo labradfordiano a uno dei mitici PO BOX di Wallace e poi nella breve parentesi a nome In My Room, confermano il loro talento nel misurare note sognanti di chitarra acustica ed elettrica con elettronica gentile di stampo Morr. Anche qui i molti strumenti di accompagnamento (viola e mandolino in primis) arricchiscono il paesaggio sonoro che, nel complesso, rimanda parecchio alle musiche di area Epic 45. Nulla di esageratamente originale ma di sicuro cinque brani ben fatti e di facile ascolto.
Una venatura meno enfatica nel cantato per i Morose e qualche passo verso direzioni più ardite per i Campofame potranno portare lontano entrambi i gruppi. Intanto questo CD-R non esce dal mio stereo da giorni. Dato che è una delle 75 copie numerate, vi consiglio di procurarvelo in fretta." 
Sands-zine

"L’etichetta Under My Bed Recordings propone la collana di CD “Cinque pezzi facili” ovvero, in estrema sintesi, sei raccolte probabili (cinque già editate) che raccolgono cinque brani di due progetti alla volta. Tirature limitate (75 copie numerate) e curate. 
Questo quarto volume vede impegnati per primi i Morose , entità esistente dal 1998 e autrice dell’epocale titolo "La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato" oramai dieci anni fa. Ora sono un sostanziale duo – Davide Landini alla voce e alla chitarra acustica, Pier Giorgio Storti alla voce, alla farfisa, al clarinetto, al violoncello; più ospiti vari – di folk disastrato e lamentoso alla Matt Elliott virato Piero Ciampi nero seppia (cfr. Musica nelle valli di lacrime). Senza pietà, senza speranza nella loro fuliggine malinconica (cfr. Il desiderio) che soffoca positivamente le evidenti memorie della canzone d’autore (il De Andrè senza popolo e senza popolarità di La Nuova Caledonia). Veri dark: cfr. Nelle mie pagine bianche. 
Gli strumentali Campofame – ovvero Mario Monica alla chitarra acustica, all’elettronica e ai campionamenti; Damiano Paroni alle tastiere, all’elettronica e ai campionamenti; Emanuele Missorini alle tastiere, al basso, al mandolino; Pier Giorgio Storti (già, quello dei Morose: per ricambiare la cortesia di Marco Monica nei primi cinque pezzi) al violoncello, alla viola, alla chitarra elettrica – non sono anche loro degli allegroni (cfr. Attitudes); nel loro folk elettroacustico si percepisce comunque qualche minimalist(ic)a melodia (Tallin), qualche ricordo d’infanzia (Neighbourhood). 
Ambedue interessanti progetti: per contattare l’etichetta info@undermybed.org" 
Kathodik

"Italy’s Morose play music that focuses on the humble acoustic guitar work and ultra-somber vocal stylings of Davide Landini. To this foundation the band adds a wide variety of instruments (farfisa, violin, cello, clarinet, drums, assorted electronics and sampling) to create a music that is remarkably restrained and distinctly spare. The end result is a quiet goth folk that moves at a beautifully glacial pace that I find simultaneously beguiling and calming.
Very nice." 
Sepia Chord (Seattle)

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